Così fan (quasi) tutte

Anno composizione: 2001 - 02
Libretto: GIacomo Pedini
Organico: sop. mezzosop. e 12 strumenti
Edizione: Casa Musicale Sonzogno

Così fan (quasi) tutte


La misteriosa morte di Mozart, il frettoloso funerale, la tomba mai potuta ritrovare, ha sempre suscitato domande e sospetti su come realmente andarono le cose in quel dicembre del 1791. E’ noto a tutti il celebre film di Forman “Amadeus”, trasposizione cinematografica dell’analogo lavoro teatrale. Si deve ad un “poemetto drammatico” di Puskin (da cui Rimskij Korsakov trasse il suo “Mozart e Salieri”) la prima rilettura “artistica” della diceria che voleva il salisburghese avvelenato dall’italiano. Nel campo lirico, oltre al lavoro di Korsakov, troviamo anche un’ipotesi diversa nella recente opera di Sergio Rendine “Un segreto d’importanza” dove Mozart si finge morto per sfuggire ai creditori. Tutti questi lavori non hanno certo la pretesa di avanzare ipotesi storiche sulla morte di Mozart. Sono piuttosto delle opere dove il soggetto è più che altro un pretesto per celebrare la grandezza di Mozart (e qui il povero Salieri si vede costretto a recitare, immeritatamente, il ruolo dell’invidioso e del mediocre). “Così fan (quasi) tutte” non fa eccezione. L’argomento non cambia, cambiano però i protagonisti in scena, dove troviamo questa volta le due donne principali della vita di Mozart: la moglie Kostanze e la sorella Nannerl (i nomi, per ragioni musicali e non solo, sono stati “italianizzati” in Costanza e Nannetta). Non scompaiono però gli altri due personaggi, Mozart e Salieri, che restano sullo sfondo, sempre protagonisti anche se non scenicamente presenti: l’uno perché appena morto, l’altro perché attore inconsapevole di uno sviluppo drammatico diverso quelli precedentemente citati. Debbo a Fabio Maestri (al quale il lavoro è dedicato) l’idea di mettere in scena le due donne per un’opera sempre ambientata nel mondo mozartiano. Si trattava, e non credo fosse cosa semplice, di individuare una storia precisa da inserire in quel contesto. Discutendo con Giacomo, autore del testo, durante un viaggio in Puglia nell’ottobre 2001, è venuta fuori, poco alla volta, la storia completa, con l’ambientazione, il taglio drammaturgico e lo stesso titolo. L’opera è ambientata in casa Mozart, al rientro di Costanza dal funerale del marito. La donna trova il disordine di sempre e se la prende con Wolfgang per la vita dissoluta e per averla lasciata sola e senza un quattrino. Si rammarica di non avere sposato un uomo tranquillo come Salieri che avrebbe pensato a lei e alla famiglia e non si sarebbe perso fra feste e tradimenti. Arriva Nannetta, affranta per la morte del fratello. Le due donne si consolano a vicenda, ma mentre Costanza continua a lamentarsi del marito, Nannetta non accetta alcuna riserva di fronte alla tragedia della scomparsa di un genio. Mentre aiuta Costanza a rassettare Nannetta trova una bottiglietta dal contenuto sospetto. Costanza non ha dubbi: si tratta di veleno. Le due donne sono stupite e spaventate, facendo una rapida ricapitolazione di quanto accaduto negli ultimi giorni si profila un sospetto terribile: Mozart è stato avvelenato da Salieri. Nannetta fatica a crederlo, ma viene convinta dagli argomenti stringenti della cognata, unendosi a lei nell’invettiva contro Salieri che dovrà pagare fino in fondo il misfatto. A quest’idea Costanza si mostra atterrita, teme Salieri, uomo potente e accorto, e preferirebbe tenere un atteggiamento prudente. Ma Nannetta non sente ragioni, esce dalla casa sconvolta promettendo che tutto il mondo conoscerà il nome dell’assassino di Mozart. Costanza resta sola. E si calma. La chiusura dell’opera dà spazio a due finali con due distinte sorprese che non è il caso qui di svelare. Il testo dell’opera utilizza numerosi frammenti tratti dall’opera di Da Ponte a cui allude il titolo. Anche la musica utilizza alcune citazioni: le due più evidenti sono l’attacco del Requiem, all’inizio, e il motivo “E’ la fede delle femmine” cantata da una voce fuori scena. Altre piccole citazioni sono sparse qua e là, ma non sono mai testuali, piuttosto vengono inserite in un contesto nel quale diventano spunto per un andamento particolare o una soluzione strumentale. C’è alla fine dell’opera una citazione musicale che non è una vera citazione: una riscrittura ed un completamento, forse sarebbe meglio definirla. E’ comunque un frammento di musica nuova, mai ascoltata prima. Questo frammento particolare, questa breve “novità” mozartiana, che ci riporta alle note del Requiem incompiuto vorrei dedicarla alla memoria di un vecchio amico e maestro, all’autore del libretto della mia prima opera e dell’ultima: Gino Viziano.


Carlo Pedini 15 ottobre 2002


Nota biografica su Giacomo Pedini


Nato ad Assisi nel 1983 ha frequentato per due anni il laboratorio del “Teatro di Sacco” sotto la guida di Roberto Biselli, e, per tre anni il laboratorio teatrale del Liceo “G.Alessi” di Perugia collaborando come allievo a numerosi allestimenti. Laureato in Lettere all'Università di Pavia con 110 e lode come allievo interno dell’ Almo Collegio “Borromeo”. Ancora presso l'ateneo pavese ha conseguito, sotto la guida del Chiar.mo Prof. Renzo Cremante, il titolo di dottore di ricerca, discutendo nel 2012 una tesi riguardante la ricezione scenica e letteraria in Italia della tragedia attica tra Otto e Novecento. È autore di saggi che, attraverso la presa in esame di alcuni casi di studio di età moderna e contemporanea, affrontano il problema delle relazioni tra il linguaggio della scena e quello letterario, con al contempo alcune aperture di sguardo sul fronte del rapporto tra teatro e didattica così come tra teatro e politica. A tal proposito valga almeno ricordare: Appunti sul “regista-professore”: Squarzina in Università (2014), Note intorno alla poesia per attore: versi a Gustavo Modena (2012), Fantesche, dame e regine. Due esempi di fenomenologia del femminile «en travesti»: Leone de’ Sommi e Flaminio Ariosti (2011). Dal luglio 2014 è membro del comitato di redazione della rivista internazionale on line e open access «Studi giraldiani. Letteratura e teatro», diretta da Irene Romera Pintor e Susanna Villari, edita dal Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell'Università degli Studi di Messina. Alle analisi storico teatrali e storico letterarie ha costantemente affiancato la pratica scenica. Dal 2007 collabora stabilmente, in qualità di assistente alla regia prima e di regista assistente poi, con il Chiar.mo Prof. Claudio Longhi. Ha così lavorato presso alcuni dei maggiori enti di teatro di prosa italiani, tra cui il Teatro Stabile di Torino, il Teatro di Roma, l'Istituto Nazionale del Dramma Antico, Emilia Romagna Teatro Fondazione e il Teatro della Toscana. Tra gli spettacoli cui ha preso parte come assistente: La folle giornata o Il matrimonio di Figaro (2007), La resistibile ascesa di Arturo Ui (2011, Premio ANCT come miglior spettacolo dell'anno), Prometeo (2012). Dal 2012 oltre all'attività di assistenza alla regia ha intrapreso pure il coordinamento di progetti di teatro partecipato e di formazione teatrale, sia rivolti a professionisti sia pensati per il pubblico generico. Tra i progetti di teatro partecipato si possono menzionare: Il ratto d'Europa. Per un'archeologia dei saperi comunitari (2012-2014, ERT Fondazione e Teatro di Roma, Premio speciale Ubu 2013), Beni Comuni. Un teatro partecipato per una cultura condivisa (MIBACT-Comune di Carpi, in collaborazione con ERT Fondazione e ATER) e Carissimi Padri... Almanacchi della “Grande Pace” (1900-1915) (2015-2016, ERT Fondazione e Fondazione Teatro della Toscana). Sul fronte della formazione di professionisti è stato coordinatore didattico del percorso di alta formazione Raccontare il territorio. Per un'idea di teatro condiviso (2013-2014, CUBEC-Accademia di Belcanto di Mirella Freni, ERT Fondazione e Regia Accademia Filarmonica di Bologna). Attualmente collabora con la Scuola di teatro “Iolanda Gazzerro” - laboratorio permanente per l'attore di ERT Fondazione.È attualmente professore a contratto presso l'Università di Bologna. Ha scritto per il padre Carlo i libretti delle opere “Il Miracolo” (2001) e “Così fan (quasi) tutte” (2002).


    Da "Così fan (quasi) tutte": Prima scena "Salieri"

    Da "Così fan (quasi) tutte": Aria di Nannetta "Son sola"

    Da "Così fan (quasi) tutte": Duetto 2a parte

    Da "Così fan (quasi) tutte": Aria di Nannetta "Salieri"

    Da "Così fan (quasi) tutte": Duetto 1a parte

    Da "Così fan (quasi) tutte": Aria di Costanza

    Da "Così fan (quasi) tutte": Finale 1°

    Da "Così fan (quasi) tutte": Finale 2°